— Pinocchio
Via Giacomo Matteotti, 147
Borgomanero (NO)
Pinocchio
Turno di chiusura: mercoledì; domenica sera
Ferie: variabili
La cucina, che si esprime più per sottolineature che per glosse e che declina uno stile classico che trova massima espressione negli ingredienti locali e nelle ricette della tradizione, emoziona. Tanto in quei piatti per i quali è divenuta celebre, quanto nelle proposte di piglio più contemporaneo.

Ciò che era innovazione ora è tradizione. E ciò che era ricerca ora è solida certezza. Ecco la storia di una cucina che si perpetua, con immutata passione, anno dopo anno, senza bugie. Così è, nella gloriosa casa (una villa con giardino a ridosso del centro storico) di questo Pinocchio, insegna che ha scritto alcune delle pagine più belle nella storia della ristorazione piemontese. Sì, storia, perché era il 1962 quando Piero Bertinotti – classe 1938 – aprì le porte del suo ristorante. «Lo voglio chiamar Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna». Così Geppetto, nelle pagine iniziali del romanzo collodiano: e fortuna è stata, perché la creatura della famiglia Bertinotti è cresciuta, facendosi strada nell’empireo di un’Italia gastronomica che era ancora al di là da venire.

Da allora sono passati oltre sessant’anni ma la cucina, che si esprime più per sottolineature che per glosse e che declina uno stile classico che trova massima espressione negli ingredienti locali e nelle ricette della tradizione, continua a emozionare. Tanto in quei piatti per i quali è divenuta celebre, come l’uovo in piedi in crosta di mandorle con fonduta di Maccagno, gli agnolotti «del presidente» (creati in onore del presidente Giorgio Napolitano), il rognone di vitello al Traminer e grani di senape, quanto nelle proposte di piglio più contemporaneo, come i calamaretti spadellati con patate dolci e barbabietola marinata in vaso. Dolci di grande fattura.

Cantina assai fornita, ricca di annate storiche. Servizio curato. Menu a 75 e 90 euro. Intorno agli 80 scegliendo alla carta.