Piemonte a Tavola

È il celeberrimo chef francese Yannick Alléno (del ristorante Pavillon Ledoyen, a Parigi) a firmare la consulenza della cucina di questo elegante resort langarolo (ove si produce anche vino), che si rivolge perlopiù a una facoltosa clientela straniera.

Ovvio che, con una tale scelta d’indirizzo, la proposta sia di chiara impronta francesizzante, più che ‘piemontesizzante’: certo, i prodotti sono perlopiù del territorio, ma la loro lavorazione – più tecnica (si pensi, per esempio, al largo uso di estrazioni) che istintiva – e il loro ‘dispiegamento’ in piatti complessi e sontuosi (ma, a onor del vero pure ricchi di gusto e di estrema soddisfazione) sembra guardare più verso la Ville Lumière che verso la capitale di quello che fu il piccolo Regno di Sardegna. Così la tartare di Fassona (per esempio) è accompagnata da una «maionese moderna» al fegato grasso con estrazione di champignon, l’animella è confit con jus alle erbe e il sanpietro è con una salsa alle spugnole e vin jaune, e aglio orsino.

La selezione dei vini è ricca, con tante etichette piemontesi, ma non solo, proposte a prezzi adeguati al contesto. Il servizio, seppur un po’ troppo impostato, è da grand maison transalpina, ma a tratti non manca di italico calore. Due sono i menu degustazione: «Expression du terroir» (cinque portate), proposto a 120 euro, e «Fre» (sette portate), proposto a 160 euro (con abbinamento vini rispettivamente a 70 e 90 euro). Il conto, per quattro piatti alla carta, facilmente supera i 140 euro. Cucina più semplice, e pressi assai più contenuti, nell’adiacente Fre Bistrot.