Piemonte a Tavola

I fratelli Costardi – Christian e Manuel – hanno fatto del loro elegante e curato ristorante un luogo di esperienze gastronomiche. Si viene qui, soprattutto, per gustare i loro risotti (qualche volta serviti, in modo scanzonato, nelle latte delle zuppe Campbell) ai quali dedicano un’ampia porzione della loro proposta.

Al di là delle epigrafi delle pietanze, che possono un po’ infastidire per il loro troppo cripticismo (come, giusto per citarne una, «Costardi’s Condensed in abito da sera Rice»), la sostanza non manca, sia che si scelga la risitazione di un Carnaroli alla milanese, sia che si azzardi un «Costardi’s Condensed Carbonara Rice», ovvero l’interpretazione del grande classico della cucina romana con il riso al posto della pasta. Non manca, per fortuna, per chi vuole rimanere sul tradizionale, la golosa panissa tipica vercellese (riso con fagioli, carne di maiale e altri ingredienti). Ottima, fra i secondi l’animella di vitello al Marsala così come l’anatra modernamente abbinata a radici e melograno (notevole l’equilibrio gustativo dell’insieme, e la leggera spinta acida data dal frutto). Buoni pure i dolci, ove si incontrano spesso elementi vegetali.

Eccellente il servizio: sorridente, attento e mai invadente. La cantina non è amplissima, con tante etichette regionali e sufficienti focus su altre parti del Paese e sulla Francia. Due i menu degustazione, proposti a 60 e a 120 euro. Intorno ai 100 scegliendo alla carta.