Piemonte a Tavola

È percorrendo l’ultimo chilometro di strada, prima di giungere a questo ristorante, che si ha la netta percezione non solo di trovarsi in campagna, con la piatta, sconfinata pianura che si stende a perdita d’occhio, ma di essere a una manciata di metri dal Grande fiume dalla quale quest’ultima trae il nome. Il Po è lì: come a vigilare su questa cascina che – nata come baracca di pescatori – si è nel corso dei decenni allargata, abbellita e ingentilita, divenendo indiscutibilmente uno dei locali che meglio raccontano le tradizioni gastronomiche fluviali del nostro Paese. # Articolato in più sale, e con un verdeggiante dehors per la stagione calda, Da Manuela propone una cucina che tanto punta sul pesce d’acqua dolce, oltre che su rane e lumache. Ai fornelli si lavora di fino, dimostrando una puntuale conoscenza dell’ostica materia prima oltre che salde basi tecniche e un innato senso del gusto. Niente pesantezze né scorciatoie tanto nella complessa degustazione di antipasti di fiumi quanto nella goduriosa «carpionata» di acqua dolce (entrambe a base di pescato di giornata: luccio, lucioperca, pesce persico, anguilla, pesce gatto, carpa, trota…), così come nei tortelli di grano arso con la tinca e il suo brodo. L’anguilla disossata e dorata fra i secondi si fa ricordare, ma da non perdere è il persico trota al sale, se presente. Non mancano sostanziose pietanze di carne e di cacciagione (come il cappello del prete brasato alla Bonarda). Belle sono anche le selezioni di salumi e di formaggi. # Altra gioia la riserva la cantina: ricca di tante etichette nazionali ed estere, offerte a prezzi corretti. Come giusto è il conto: attorno a 60 euro (anche meno se si sceglie uno dei numerosi menu degustazione).